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La Havana Surf » Diario di un surfista a Cuba |
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Pubblicato Martedì 5 Dicembre 2006 da maui |
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Il jet lag mi fa aprire gli occhi quando le lancette dell'orologio son fisse alle 7. La doccia, un'occhiata al tempo incerto, due colpi di nocche sulla porta vicina e, al grugnito di rifiuto, prendo l'auto e mi dirigo sulla tercera in direzione del Melia Havana: l'unico posto a Miramar dove puoi far una quasi prima colazione senza dover firmare un mutuo.
All'altezza dell'Hotel Panorama, attratto da un raggio di sole che brevemente scolpisce i profili della lontana mareggiata, svolto a destra e mi dirigo verso la rotatoria che s'affaccia sul mare.
Scendo dall'auto lentamente con gli occhi che s'impossessano piano piano di quelle serie regolari, venate dai riflessi dorati, che si esauriscono sulle rocce ai piedi degli alberghi di lusso.Sulla mia sinistra, ad un centinaio di metri, due ragazzi si stan spogliando. Ai loro piedi due vecchi bodyboard ed una sacca dalla quale escono mute screpolate dai colori sbiaditi.
Mi avvicino cautamente sulle rocce e li saluto. Iniziamo a parlare di onde, mareggiate, tavole, spot, fondali, insomma, di tutto quello che ci accomuna in qualunque parte del mondo.
Non ho molto tempo a disposizione: alle 9.30 devo stare nell’Habana Vieja per un appuntamento. Ci scambiamo i numeri di telefono e poi guardo Karel e il suo amico entrare in acqua da una lastra di cemento armato che sembra messa lì apposta ed invece è solo un relitto di un progettato e mai finito malecon. Le onde son alte, tra i due e i tre metri, e i due ragazzi ci san fare.
Pensavo di non tornarci, almeno in giornata, eppur dopo appena due ore son di nuovo lì, complice l’appuntamento saltato e la pazienza di chi accetta di fare un lungo detour per raggiungere Siboney, altra meta professionale.
Ora in acqua sono una decina, 3 con il bodyboard e gli altri con short. Il livello è molto buono anche perchè le onde, pur se più basse di qualche ora prima, frangono a pochi metri dalle rocce e ci vogliono le palle anche per entrare e uscire dall’acqua. Ho la macchina fotografica con me e scatto una decina di foto. Dopo qualche minuto mi raggiungono alcuni ragazzi che sono sulla riva: tra di loro vi è il presidente di Havana Surf (vedi Sito havanasurf-cuba.com). Parliamo un poco. Mi dice che sono circa una sessantina gli avaneri che praticano il surf e che, nonostante il costo proibitivo per loro (una tavola costa quanto lo stipendio annuo di un medico!!!) ed il fatto che lo stato cubano non lo riconosca come uno sport, tale numero aumenta di mese in mese.
Lo spot preferito è quello dove ci troviamo, ovverosia la setenta, chiamato così perchè si trova a Miramar all’altezza della calle setenta. Lavora bene, soprattutto la sinistra, ma è abbastanza impegnativo e, soprattutto, bisogna conoscerlo bene, perchè sia l’uscita che il rientro devono essere fatte dalla lastra di cemento armato. Altri due spot avaneri sono ad ovest, nelle vicinanze di Playa Baracoa, e a Playa Santa Lucia, una bellissima spiaggia ad una ventina di chilometri ad est della città. Quest’ultima, inoltre, è meno impegnativa ed indicata per i longboard.
Mi conferma che a Cuba non è possibile noleggiare tavole, ma che se uno si trova in crisi di astinenza e si rivolge ad un local, riesce facilmente a farsela prestare (fatte le debite proporzioni, è come se uno sconosciuto ti prestasse un Porsche per farci un giro...e ciò dovrebbe farci riflettere) e che sono benvenuti coloro che portano tavole vecchie da lasciare in loco alla comunità di surfisti.
Mi domanda se voglio una tavola per uscire. Non ho tempo ...e lo spot è troppo impegnativo per me. Ci salutiamo con la promessa, da parte mia, di postare un breve resoconto e delle foto (sezione fotogallery), anche se quando le ho fatte le onde erano ormai molto più piccole.
Al tramonto, seduto sul Malecon mentre il sole dipinge di toni pastello i palazzi scrostati, Yoss, un giovane scrittore cubano, mi dice sorridendo, dopo aver ascoltato il mio racconto; es una vida que hacemos surf! e con gli occhi fa un cenno verso la pattuglia della PNR che sosta all’angolo. Rido e butto giù un trago dalla bottiglia ambrata che mi passa.
Hasta la proxima, Havana!
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Re: La Havana Surf » Diario di un surfista a Cuba (Voto: 0) da bra il 11/12/2006 (Info Utente | Invia un Messaggio) | Bellissimo articolo...la passione per il surf come la filosofia: fine a se stessa e capace di placare i turbamenti mondani anche solo incantandosi a guardare le onde che pelano un reef o ragazzi che volano su esse.
Un saluto e un abbraccio. |
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